Quando parliamo di automatizzare il più possibile, spesso intendiamo il concetto di processi, così che le cose non debbano essere fatte manualmente, ma ciò può includere anche operazioni che riguardano l'aspetto tecnico come, per esempio, l'upgrade automatico di un file, del README di progetto, di una dashboard e così via.
Tutte queste operazioni necessitano interventi a livello di codice sorgente, ovvero in git, dove, tuttavia, spesso abbiamo delle branch policy applicate e quindi non possiamo fare il commit sul branch principale, ma dobbiamo crearne uno nuovo e poi procedere con le pull request. Se parliamo di procedure automatiche, però, dobbiamo avere cura di non ricreare un branch che esiste già, altrimenti il push sull'upstream andrebbe in fallimento.
- name: Check if branch exists
shell: pwsh
id: branch
run: |
if (git ls-remote --heads origin <my-branch-name>) {
Write-Host "Il branch esiste."
echo "branchExists=true" >> $env:GITHUB_OUTPUT
}
else {
Write-Host "Il branch non esiste"
echo "branchExists=false" >> $env:GITHUB_OUTPUT
}Con il codice in esempio, abbiamo creato uno step nel workflow di GitHub per controllare proprio che il branch non esista sfruttando uno script di PowerShell e il comando ls-remote che elenca le ref presenti sull'origin. In base all'output del comando, andiamo a creare poi una variabile d'ambiente che può essere sfruttata negli step successivi del workflow.
- name: Commit and push
shell: bash
if: ${{ steps.branch.outputs.branchExists == 'false' }}
run: |
git add .
git commit -m "my commit"
git push Infatti, l'esecuzione degli step successivi è vincolata alla valutazione dello statement if, che verifica proprio il valore della variabile branchExists impostata nello step precedente. Se la variabile assume valore false, allora lo step viene eseguito e viene fatto il push proprio perchè il branch non esiste, altrimenti, il workflow andrà avanti nella sua esecuzione.
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